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INSONNIA
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’insonnia come un disturbo dell’addormentamento e della continuità del sonno oppure come un sonno non ristoratore presente per almeno tre notti alla settimana, associati a sensazioni di fatica, stanchezza o inefficienza diurna (WHO, 1992).
Quando l’ insonnia ha una durata inferiore a un mese è definita acuta e generalmente è considerata transitoria perché è causata da fattori precipitanti ben definiti come eventi di vita stressanti, patologie algiche acute o uso di sostanze, mentre quando ha una durata superiore a un mese è definita come insonnia cronica.
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I fattori specifici che contribuiscono a mantenere l’insonnia sono molteplici e spesso interagenti tra loro. Si crea una sorta di circolo vizioso: le preoccupazioni legate al non riuscire a dormire e agli effetti di una notte insonne sulle attività del giorno dopo provocano un’attivazione del sistema nervoso che rende a sua volta difficile il sonno. Anche le credenze irrealistiche sul sonno e sul bisogno di sonno, che tendono ad aumentare le preoccupazioni sull’insonnia e ad alimentare l’attivazione e l’ansia, producono poi un circolo vizioso che mantiene il disturbo del sonno.
Inoltre, spesso i tentativi di soluzione e i rimedi per l’insonnia che le persone insonni mettono spontaneamente in atto per contrastare il disturbo sono controproducenti, alimentando l’insonnia: i sonnellini pomeridiani o l’anticipare l’ora di addormentamento sono tentativi di soluzione che però non fanno altro che peggiorare il problema. Infine, anche le abitudini di vita come l’orario in cui ci si mette a letto, il consumo di alcolici, caffeina, l’alimentazione e l’attività fisica possono alterare il sonno provocando insonnia.
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La cura dell’insonnia oggi prevede sia l’uso di farmaci (Ipnoinducenti, generalmente benzodiazepine) sia trattamenti non-farmacologici. Mentre i farmaci per l’insonnia possono essere più indicati per la cura dell’insonnia occasionale o situazionale, i trattamenti non-farmacologici sono la terapia di scelta per l’insonnia cronica.
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Secondo l’American Psychological Association la Terapia Cognitivo-Comportamentale è il trattamento di prima scelta per l’insonnia. L’obiettivo della TCC è quello di modificare le convinzioni, gli atteggiamenti, le aspettative e le attribuzioni relative al sonno nei pazienti insonni. Gli insonni sembrano possedere alcune distorsioni cognitive che contribuiscono ad alimentare e perpetuare, in particolare tendono ad interpretare in maniera catastrofica le conseguenze di una restrizione del sonno, sovrastimando l’entità del disturbo del sonno (di notte) e del deficit di performance (di giorno). Inoltre, possono essere impiegate tecniche comportamentali volte alla modificazione di abitudini e di comportamenti in base a principi e regole razionali rispetto alla fisiologia del ciclo sonno veglia, limitando ad esempio il tempo trascorso a letto in stato di veglia.